Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23258 del 13 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:23258PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che agisce nell'esercizio delle proprie funzioni non commette il reato di atto arbitrario quando il suo intervento, pur essendo richiesto dal privato, non presenta i caratteri del capriccio, del sopruso, del malanimo o della prepotenza, ma si limita a raccogliere informazioni su quanto accaduto, senza eccedere i limiti del proprio potere-dovere di intervento. In tali ipotesi, infatti, non ricorrono gli estremi dell'atto arbitrario, in quanto l'azione del pubblico ufficiale non risulta improntata a finalità estranee all'esercizio delle proprie attribuzioni istituzionali, ma si colloca nell'ambito del legittimo svolgimento delle funzioni pubbliche, ancorché possa determinare una reazione oppositiva del privato che ritenga non necessario o opportuno l'intervento. Pertanto, la configurazione dell'atto arbitrario presuppone che l'azione del pubblico ufficiale si caratterizzi per l'arbitrarietà, l'abuso e l'eccesso di potere, in assenza dei quali non può ravvisarsi la fattispecie delittuosa, neppure nella forma putativa, stante l'estraneità di quest'ultima a una mera valutazione soggettiva dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - rel. Consigliere

Dott. DI SALVO Emanuele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 16/12/2010 della Corte d'appello di Milano;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Anna Petruzzellis;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. MONTAGNA Alfredo, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La dife…

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