Il provvedimento di revoca dell'affidamento di un servizio pubblico, adottato dalla commissione straordinaria di un ente locale ai sensi dell'art. 145, comma 4, del d.lgs. n. 267/2000, è legittimo solo se fondato su specifiche e comprovate ragioni di interesse pubblico, nel rispetto dei principi di buona amministrazione, proporzionalità e tutela del legittimo affidamento dell'operatore economico, senza che possano assumere rilievo mere congetture o ipotesi di permeabilità mafiosa non accertate in sede giurisdizionale o amministrativa. L'interesse dell'operatore economico a impugnare tale provvedimento di revoca sussiste solo qualora esso incida concretamente sulla sua posizione contrattuale o possa determinare conseguenze pregiudizievoli per la sua partecipazione a future gare, non essendo sufficiente il mero riferimento a ipotetiche "strumentalizzazioni" da parte di stazioni appaltanti "ostili". Pertanto, il giudice amministrativo deve dichiarare l'inammissibilità del ricorso per difetto di interesse qualora l'operatore economico non dimostri in modo specifico e concreto la lesione di una propria situazione giuridica soggettiva.