Il reato di truffa aggravata in danno dell'INPS si configura quando il soggetto, mediante artifizi e raggiri, induce l'ente previdenziale a erogare indebitamente prestazioni assistenziali o previdenziali, sfruttando la fittizia esistenza di rapporti di lavoro e la falsa rappresentazione di attività produttive e reddituali. La prova della sussistenza del reato può essere desunta da una pluralità di elementi convergenti, quali l'inidoneità morfologica dei terreni dichiarati come sede dell'attività aziendale, l'assenza di strutture e mezzi aziendali, la mancanza di documentazione contabile e fiscale, il mancato versamento dei contributi previdenziali, nonché le dichiarazioni testimoniali di pubblici ufficiali che abbiano accertato direttamente lo stato dei luoghi. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nel valutare l'opportunità di disporre ulteriori accertamenti istruttori, essendo sufficiente che la decisione sia sorretta da una motivazione congrua e logica, che dia conto delle ragioni per le quali ha ritenuto esaustivo il compendio probatorio acquisito. Ai fini della determinazione della pena, il giudice è tenuto a motivare in modo specifico sull'applicazione o meno delle circostanze attenuanti generiche, non essendo sufficiente il solo richiamo all'incensuratezza dell'imputato.