Il tentativo di importazione di sostanze stupefacenti, anche se non portato a compimento, integra il reato di cui all'art. 73 del D.P.R. 309/1990, qualora la condotta dell'agente risulti idonea e inequivocabilmente diretta all'introduzione in Italia di quantitativi di droga, come desumibile dalle risultanze probatorie, senza che sia necessaria l'effettiva introduzione della sostanza nel territorio nazionale. La circostanza attenuante della minima partecipazione ex art. 114 c.p. non ricorre quando il contributo del concorrente, pur essendo di minore efficacia causale rispetto agli altri, risulta comunque essenziale per la realizzazione del reato, come nel caso di chi si rende disponibile a ricevere parte della droga e contribuisce alle spese necessarie per l'importazione. La determinazione della pena, anche in relazione al riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale deve motivare adeguatamente la propria valutazione sulla gravità della condotta e sulla personalità del reo, senza incorrere in vizi logici o errori di diritto.