Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19424 del 20 maggio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:19424PEN

Massima

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Il diritto di cronaca, quale causa di giustificazione della diffamazione a mezzo stampa, presuppone la verità sostanziale della notizia pubblicata, la sua rilevanza di interesse pubblico e la correttezza della sua esposizione, senza indebite amplificazioni o valutazioni di parte. Pertanto, il giornalista non può invocare legittimamente tale esimente quando la ricostruzione dei fatti, pur proveniente da fonti ufficiali, risulti palesemente distorta o unilaterale, inducendo il lettore a ritenere come accertati fatti ancora in corso di accertamento da parte degli inquirenti. Inoltre, l'esimente putativa del diritto di cronaca può essere riconosciuta solo ove il giornalista abbia effettuato un adeguato controllo sulla veridicità delle notizie, senza poter invocare il mero riferimento a fonti informative privilegiate, quali gli organi inquirenti, che non valgono a esonerarlo dal dovere di verifica. Pertanto, la diffamazione a mezzo stampa non può essere scriminata dal diritto di cronaca quando la ricostruzione giornalistica, pur formalmente attingendo a fonti ufficiali, risulti palesemente distorta o unilaterale, presentando come certi fatti ancora in corso di accertamento, ovvero contenga notazioni gratuite e offensive della reputazione altrui, non strettamente necessarie all'informazione di interesse pubblico.

Sentenza completa

La Corte d'appello di Firenze con sentenza 17.11.2000 confermava la decisione del tribunale della stessa città in data 3.6.1998 che aveva dichiarato la responsabilità di C. R. e C. V. -giornalisti del quotidiano "La Nazione"- per il delitto di diffamazione commessa col mezzo della stampa e di C. G. -direttore responsabile- per il reato di omesso controllo sul contenuto del periodico.
I fatti avevano riferimento a tre articoli, pubblicati nella pagina di cronaca pisana del quotidiano nei giorni 16, 17 e 18 marzo, concernenti il ricovero in ospedale di un bambino di cinque anni in gravi condizioni.
Nel primo di tali pezzi, segnalando il ricovero nel reparto di terapia intensiva, si diceva che il piccolo faceva parte di una famiglia definita dai vicini di casa "strana" in quanto erasi formato "un menage probabilmente a tre". Nell'articolo del 17 marzo si dava notizia delle vicissitudini occorse al piccolo M., che, con la sorella di poco pi…

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