Il provvedimento di demolizione di opere edilizie abusive è un atto dovuto e vincolato, la cui adozione non richiede una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. L'interesse pubblico alla demolizione è in re ipsa, ovvero insito nella constatata esecuzione dell'opera in totale difformità dalla concessione o in assenza della medesima. Tuttavia, in pendenza di una domanda di condono edilizio, l'amministrazione comunale è tenuta a sospendere l'adozione di provvedimenti repressivi e a definire previamente la richiesta di sanatoria, adottando i provvedimenti consequenziali. Diversamente, il provvedimento di demolizione è illegittimo per violazione degli articoli 38 e 44 della legge n. 47/1985. Inoltre, opere edilizie non incluse in una precedente domanda di condono e prive di titolo abilitativo, come la realizzazione di una pavimentazione stradale e di un muro di contenimento, sono soggette all'ordine di demolizione, in quanto subordinate al previo ottenimento del permesso di costruire e dell'autorizzazione paesaggistica, ove il Comune sia sottoposto a vincolo. In tali casi, l'amministrazione non è tenuta a valutare d'ufficio la possibilità di sanare le opere abusive ai sensi dell'art. 36 del d.P.R. n. 380/2001, essendo rimessa all'esclusiva iniziativa della parte interessata l'attivazione del relativo procedimento.