Il reato di associazione di tipo mafioso si configura quando un soggetto partecipa consapevolmente e volontariamente ad un'organizzazione criminale strutturata secondo il modello tipico della "mafia", caratterizzata da un vincolo associativo duraturo, dalla forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento e di omertà che ne consegue, finalizzata alla commissione di una pluralità indeterminata di reati. La prova della partecipazione all'associazione può essere desunta anche dalla commissione, nell'interesse del sodalizio, di reati-fine rientranti nel programma criminoso del gruppo, senza che sia necessaria la dimostrazione di un ruolo organico e di una formale investitura all'interno dell'organizzazione. Inoltre, la partecipazione all'associazione può realizzarsi anche attraverso condotte di breve durata, purché connotate dalla consapevolezza e volontarietà del contributo prestato, e non richiede necessariamente la prova di rapporti di frequentazione diretta tra il partecipante e gli altri membri del sodalizio, essendo sufficiente l'accertamento di un collegamento funzionale con l'attività del gruppo criminale. Infine, l'aggravante del "metodo mafioso" prevista dalla legge n. 203 del 1991, art. 7, è compatibile con l'aggravante di cui all'art. 628, comma 3, n. 3 c.p., relativa alla violenza o minaccia posta in essere da soggetto appartenente ad associazione di tipo mafioso.