Il giudice, nel riqualificare l'originaria contestazione ai sensi dell'art. 521 c.p.p., è tenuto ad ammettere l'imputato all'oblazione o alla messa alla prova solo se questi abbia previamente sollecitato la riqualificazione del fatto e contestualmente formulato espressa istanza per accedere a tali benefici, non potendosi riconoscere d'ufficio tali facoltà. L'inesatta contestazione del reato, infatti, non preclude l'accesso ai riti speciali, che possono essere richiesti entro i termini di legge, deducendo l'erronea qualificazione giuridica. Pertanto, il mancato assolvimento di tale onere da parte dell'imputato determina la preclusione all'accesso all'oblazione o alla messa alla prova, anche a fronte della diversa qualificazione giuridica operata dal giudice. Inoltre, la motivazione sulla mancata applicazione della causa di esclusione della punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. può ritenersi adeguata anche se sintetica, ove risulti congrua rispetto alle argomentazioni difensive, che non abbiano carattere di specificità e concretezza.