Il dolo omicidiario può essere desunto anche in assenza di un accertato movente, purché la responsabilità dell'imputato emerga in modo certo da altri elementi probatori, quali le plurime e contraddittorie versioni dei fatti fornite dall'imputato, la dinamica dell'azione violenta accertata attraverso l'analisi medico-legale e immunoistochimica, nonché la condotta successiva di occultamento del cadavere. Anche in un processo indiziario, il giudice di merito può legittimamente scegliere, tra le diverse tesi scientifiche prospettate dai consulenti delle parti, quella che ritiene più convincente, purché dia conto in modo congruo e approfondito delle ragioni della scelta e del contenuto della tesi disattesa, senza che tale valutazione possa essere sindacata in sede di legittimità, se non nei limiti del vizio motivazionale. L'accertamento della capacità di intendere e di volere dell'imputato, così come la valutazione della sussistenza di circostanze attenuanti, costituiscono questioni di fatto, la cui valutazione compete al giudice di merito e si sottrae al sindacato di legittimità se esaurientemente motivata e immune da vizi logici.