Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto dalla società Almade Group S.r.l. avverso il diniego di concessione di occupazione di aree pubbliche per uso commerciale (c.d. dehor) nel Comune di Gallipoli, ha affermato il seguente principio di diritto: Ai sensi dell'art. 20, comma 3, del Codice della Strada, l'occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole o altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 metri. Tuttavia, nelle zone di rilevanza storico-ambientale, ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, è ammessa l'occupazione dei marciapiedi a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria. Pertanto, l'Amministrazione non può negare la concessione di occupazione di suolo pubblico per la realizzazione di un dehor, sulla base della mera assenza di vincoli paesaggistici o ambientali, senza verificare se l'area in questione presenti caratteristiche di rilevanza storico-ambientale o particolari caratteristiche geometriche della strada, tali da consentire l'occupazione del marciapiede in deroga al limite quantitativo previsto dalla norma, purché sia garantita un'adeguata zona di circolazione pedonale. Inoltre, ove l'opera in progetto insista in un'area caratterizzata da un'ampia carreggiata, ampi parcheggi e marciapiedi su entrambi i lati, con particolare riferimento al marciapiede posto sul lato opposto rispetto all'area oggetto di occupazione, ciò consente di ritenere integrata la condizione delle "particolari caratteristiche geometriche della strada", che legittima l'occupazione del marciapiede anche oltre il limite quantitativo previsto dalla norma. Infine, il fatto che l'opera in esame insistesse nell'area dal 2016, allorquando il locale Regolamento consentiva il posizionamento di strutture del tipo di quella in esame mediante SCIA, e che l'Amministrazione non abbia individuato cause ostative diverse e ulteriori rispetto a quelle stigmatizzate in sede giurisdizionale, costituisce un ulteriore elemento a sostegno dell'illegittimità del diniego opposto.