Il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di una cittadina straniera, accertati sulla base di un quadro probatorio autosufficiente che include il possesso dei documenti di identità della vittima da parte dell'imputato, la sua convivenza con due prostitute nella stessa camera d'albergo e la sua assenza di attività lavorativa regolare, integrano il reato di cui all'art. 3 della Legge n. 75 del 1958, anche in assenza delle dichiarazioni rese dalla parte offesa, la cui inutilizzabilità per sopravvenuta irreperibilità è esclusa qualora il giudice abbia compiuto una verifica completa ed esauriente per il suo reperimento, senza che rilevi la sua condizione di cittadina extracomunitaria dedita alla prostituzione. Il giudice di merito, nel valutare la gravità della condotta e nel determinare il trattamento sanzionatorio, gode di un ampio potere discrezionale, purché fornisca una motivazione adeguata, anche in relazione al diniego delle attenuanti generiche, che non costituiscono un diritto quesito dell'imputato ma dipendono dall'esistenza di elementi positivi che connotino in modo peculiare la vicenda, diversi dalle mere condizioni economiche disagiate dell'imputato.