La responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione è configurabile quando, nelle trattative e nelle relazioni con i terzi, l'ente pubblico abbia compiuto azioni o sia incorso in omissioni contrastanti con i principi di correttezza e buona fede, violando così l'obbligo giuridico sancito dall'art. 1337 c.c. di comportarsi secondo tali canoni durante lo svolgimento delle trattative. Tale responsabilità sussiste anche nel caso in cui l'amministrazione, rilevando un errore nel procedimento di gara già esperito, rimuova in autotutela la gara stessa, ancorché fosse già intervenuta l'aggiudicazione in capo all'impresa vincitrice della selezione. Ciò in quanto con l'instaurarsi delle trattative sorge tra le parti un rapporto di affidamento che l'ordinamento ritiene meritevole di tutela, sicché la violazione di tale dovere di lealtà e correttezza, anche in modo colposo, comporta la responsabilità precontrattuale della pubblica amministrazione. Il danno risarcibile a tale titolo si limita all'interesse negativo, rappresentato dalle spese inutilmente sostenute nel corso delle trattative in vista della conclusione del contratto (danno emergente) e dalla perdita di ulteriori occasioni di stipulazione con altri di un contratto altrettanto o maggiormente vantaggioso (lucro cessante), con esclusione dei danni che si sarebbero evitati e dei vantaggi che si sarebbero conseguiti con la stipulazione e l'esecuzione del contratto. Il lucro cessante per perdita di chance può essere determinato in via equitativa, ai sensi dell'art. 1226 c.c., sulla base di un giudizio prognostico ex ante circa le concrete possibilità di aggiudicazione di una delle procedure di gara cui l'impresa avrebbe potuto partecipare.