Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: Il ricorso amministrativo diviene improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse quando si verifica una situazione di fatto o di diritto del tutto nuova e sostitutiva rispetto a quella esistente al momento della proposizione del ricorso, tale da rendere certa e definitiva l'inutilità della pronuncia del giudice, per avere fatto venire meno per il ricorrente qualsiasi, anche soltanto strumentale o morale o comunque residua, utilità della decisione. Ciò si verifica, in particolare, quando: 1) L'atto impugnato non ha mai avuto effetto nei confronti del ricorrente, a seguito dell'accoglimento dell'istanza cautelare; 2) È sopravvenuta una nuova disciplina normativa che ha radicalmente mutato il contesto regolatorio, prevedendo un nuovo procedimento autorizzatorio e di risanamento degli impianti, al quale il ricorrente ha dato corso; 3) Il ricorrente non ha proposto una specifica domanda di risarcimento del danno, né ha altrimenti manifestato un interesse attuale alla decisione ai fini risarcitori, nonostante la possibilità di esperire l'azione autonoma di condanna per ottenere il ristoro del pregiudizio ingiusto derivante dall'illegittimo esercizio dell'azione amministrativa. In tali ipotesi, il giudice amministrativo è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, non potendo più ravvisare alcuna utilità residua della pronuncia, neppure ai fini risarcitori.