Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con modalità che mettono in pericolo la vita e l'incolumità fisica dei migranti, integra un reato grave e organizzato, che giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere in presenza di gravi indizi di colpevolezza e concreti pericoli di fuga e reiterazione del reato, anche in assenza di una dimora stabile dell'indagato in territorio italiano. La scriminante dello stato di necessità non è configurabile quando gli indagati, pur avendo subito minacce e violenze per costringerli a condurre l'imbarcazione, non hanno dimostrato l'inevitabilità del pericolo e l'assenza di alternative per sottrarsi alla condotta criminosa, essendosi volontariamente messi nelle condizioni di subirle. La gravità delle modalità di organizzazione del viaggio e il disprezzo manifestato per la vita e l'incolumità dei migranti rendono proporzionata la misura cautelare più afflittiva, in assenza di elementi specifici per ritenere che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con misure meno gravose.