Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di contraffazione, commercio e ricettazione di prodotti con marchi contraffatti, anche in qualità di fornitore di materiale necessario per il confezionamento della merce illecita, integra gravi indizi di colpevolezza che giustificano l'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, in ragione del ruolo non secondario assunto dall'indagato nell'organizzazione criminale e della vastità del giro di affari, elementi idonei a far ritenere concreto il pericolo di reiterazione del reato, a prescindere dalla formale incensuratezza dell'indagato e dalla circostanza che l'attività illecita sia stata commessa nell'ambito del suo contesto imprenditoriale. Il principio del ne bis in idem, di cui all'art. 649 c.p.p., non opera quando la condotta, già definitivamente valutata in un precedente giudizio penale, possa essere riconsiderata come elemento di fatto e inquadrata, con diversa o alternativa valutazione, in una più ampia fattispecie incriminatrice, configurando un concorso formale di reati.