Cassazione penale Sez. VI ordinanza n. 8704 del 21 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:8704PEN

Massima

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Il giudice di appello, nel caso in cui accolga il motivo di impugnazione dell'imputato relativo all'esclusione di una circostanza aggravante, non può confermare la pena applicata in primo grado sulla base di un giudizio di equivalenza tra circostanze aggravanti e attenuanti, ma deve necessariamente riesaminare tale giudizio di comparazione in senso favorevole all'imputato, riconoscendo la prevalenza delle attenuanti sulla residua aggravante. Ciò in quanto l'esclusione di una circostanza aggravante comporta una diminuzione del disvalore complessivo del fatto, che deve riflettersi in una riduzione della pena, in applicazione del divieto di reformatio in pejus sancito dall'art. 597, comma 4, c.p.p. Il giudice di appello non può, pertanto, confermare la pena irrogata in primo grado, pur dopo aver escluso una circostanza aggravante, se in primo grado era stato formulato un giudizio di equivalenza tra circostanze, in quanto ciò determinerebbe una ingiustificata reformatio in pejus.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. CONTI Giovanni - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 15/04/2010 della Corte di appello dell'Aquila;

visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Giovanni Conti;

udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. CEDRANGOLO Oscar che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza in data 7 novembre 2008, all'esito di giudizio abbrevia…

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