Il provvedimento amministrativo di sospensione dei lavori, ingiunzione di demolizione di opere edilizie abusive e ripristino dello stato dei luoghi, adottato dal Comune in assenza di permesso di costruire, è legittimo e conforme alla normativa vigente, in quanto le opere realizzate, consistenti in una tettoia e un ampliamento dell'unità immobiliare, configurano interventi di "nuova costruzione" e non di manutenzione ordinaria, soggetti all'obbligo di preventivo titolo edilizio. La sanzione demolitoria prevista dall'art. 31 del D.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) trova applicazione anche nei confronti del proprietario attuale dell'immobile, in quanto la responsabilità per gli abusi edilizi ha carattere "reale" e non richiede la prova della colpa o del dolo del soggetto passivo. L'onere di provare l'edificazione dell'immobile in epoca antecedente all'entrata in vigore della c.d. "legge ponte" del 1967 grava sul privato, il quale deve fornire elementi di prova gravi, precisi e concordanti, non essendo sufficiente una generica dichiarazione sostitutiva di atto notorio. La mancata indicazione del responsabile del procedimento o dell'autorità giudiziaria competente per il ricorso non determina l'illegittimità del provvedimento, in quanto si tratta di vizi formali che non incidono sulla validità sostanziale dell'atto, in assenza di prova di un effettivo pregiudizio per il destinatario. Analogamente, la carenza di motivazione sul pubblico interesse sotteso alla demolizione è irrilevante, stante il carattere vincolato del provvedimento sanzionatorio in materia edilizia.