Il mutamento di destinazione d'uso di porzioni di edificio, realizzato mediante la chiusura di porticati e la creazione di nuovi volumi edilizi, non può essere assoggettato alla mera denuncia di inizio attività, ma richiede il previo rilascio del permesso di costruire, in quanto comporta una variazione planovolumetrica e architettonica dell'immobile. Ciò vale anche qualora l'intervento sia stato preceduto dalla mera apposizione di inferriate a protezione del porticato, in quanto tale modifica non integra di per sé la creazione di un nuovo volume edilizio né il mutamento di destinazione d'uso. L'art. 30 del regolamento edilizio comunale, che consente la chiusura di terrazze coperte con pareti vetrate senza aumento di volumetria, non può trovare applicazione in tali casi, in quanto il giudizio di compatibilità estetica deve essere espresso dalla competente commissione edilizia e non dal singolo dirigente. Inoltre, il silenzio-rifiuto formatosi sulla successiva istanza di accertamento di conformità ex art. 36 D.P.R. 380/2001 non è affetto da vizi di motivazione, in quanto il silenzio-diniego costituisce una fattispecie di provvedimento tacito, privo di obbligo di motivazione, essendo onere del ricorrente dimostrare la conformità dell'opera agli strumenti urbanistici. Infine, la realizzazione dell'intervento in assenza di permesso di costruire comporta l'obbligo di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi, senza possibilità di sanatoria, in quanto le norme di salvaguardia di cui all'art. 5 L.R. 35/1987 precludevano il rilascio di nuovi titoli edilizi alla data di adozione dell'ordinanza impugnata.