Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25789 del 25 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:25789PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando del proprio potere, induce i privati a promettere o dare denaro o altra utilità al fine di condizionare indebitamente l'esito di una procedura concorsuale di cui è segretario, commette il reato di corruzione di cui all'art. 319 c.p. e non quello di tentata truffa, in quanto le vittime sono consapevoli che la prestazione richiesta non è dovuta, ma accettano di pagarla per ottenere un esito favorevole della selezione, sulla quale il pubblico ufficiale dà credibilmente mostra di poter influire. Pertanto, la condotta del pubblico ufficiale non integra gli estremi della concussione, in cui la vittima è costretta a cedere alla pretesa illecita per timore di subire un danno ingiusto, ma piuttosto quelli della corruzione, in cui il privato accetta consapevolmente di promettere o dare una utilità indebita per ottenere un vantaggio. Tuttavia, il reato di corruzione si estingue per prescrizione, in relazione all'epoca di commissione, qualora siano state concesse all'imputato le attenuanti generiche.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di CATANZARO;

nei confronti di:

1) CR. AD. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 11/10/2007 CORTE APPELLO di CATANZARO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CORTESE ARTURO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. FRATICELLI Mario, che ha concluso per l'annullamento con rinvio;

Udito il difensore avv. Ca…

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