Cassazione penale Sez. II sentenza n. 12518 del 17 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:12518PEN

Massima

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Il tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura anche quando la minaccia è espressa in forma indiretta, implicita o indeterminata, purché sia idonea a incutere timore e coartare la volontà della vittima, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima e all'ambiente in cui opera. L'aggravante dell'uso del metodo mafioso sussiste anche quando il soggetto non appartiene all'associazione mafiosa, ma si avvale del vincolo mafioso e della connessa condizione di assoggettamento per coartare la volontà della vittima. Ai fini della desistenza volontaria nel tentativo di estorsione, non è sufficiente la mera inattività dell'agente nei periodi intermedi tra le condotte intimidatorie, essendo necessario che l'abbandono del proposito criminoso si sia protratto per un tempo tale da dimostrare il vero e proprio abbandono del progetto estorsivo, indipendentemente da cause esterne che ne impediscano comunque la prosecuzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GENTILE Domenico - Presidente

Dott. IASILLO Adriano - rel. Consigliere

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Consigliere

Dott. LOMBARDO Luigi Giovann - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli avverso l'ordinanza dello stesso Tribunale, in data 30/05/2013, nei confronti degli indagati (OMISSIS) (n. il (OMISSIS)), (OMISSIS) (n. il (OMISSIS)) e (OMISSIS) (n. il (OMISSIS));

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. Iasillo Adriano;

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, Dott. GALASSO Aurelio, il quale ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricors…

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