Cassazione penale Sez. III sentenza n. 22490 del 21 maggio 2003

ECLI:IT:CASS:2003:22490PEN

Massima

L'estinzione del reato per decorso del termine e buona condotta dell'imputato, ai sensi dell'art. 445 c.p.p., comporta la cessazione di ogni effetto penale della condanna, ma non l'eliminazione dell'iscrizione della sentenza di applicazione della pena su richiesta dal casellario giudiziale, in quanto tale iscrizione non costituisce un effetto penale della condanna, bensì assolve a una funzione di pubblicità e certificazione dei precedenti penali rilevanti per l'organizzazione sociale sotto vari profili. Il giudice competente ai sensi dell'art. 690 c.p.p. ha il potere di interpretare il provvedimento giurisdizionale che dispone l'eliminazione delle iscrizioni dal casellario, al fine di accertarne la reale portata e assicurarne l'esecuzione conforme al sistema normativo vigente.

Sentenza completa

SVOLGIMENTO DEL PROCEDIMENTO 1- II tribunale di Bari, quale giudice dell'esecuzione, con ordinanza del 17.12.2001, revocava due sentenze di condanna a carico di T. D. per delitti tributari previsti dagli artt. 1 e 2 legge 516/1982 perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, e dichiarava l'estinzione del delitto di bancarotta previsto dagli artt. 216 e 219 legge fallimentare ai sensi dell'art. 445 c. p.p., essendo positivamente decorsi cinque anni dalla sentenza che applicò la pena su richiesta concorde delle parti ex art. 444, con conseguente cessazione di ogni effetto penale. Per conseguenza il giudice, "visto l'art. 687 c. p.p." disponeva "l'eliminazione della iscrizione delle sentenze suindicate dal casellario giudiziale". A seguito di tale ordinanza, l'ufficio del casellario procedeva all'eliminazione delle due revocate sentenze relative ai delitti tributari, ma non eliminava la sentenza di applic…

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