Il falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, mediante l'alterazione della realtà oggettiva al fine di favorire un terzo, integra il reato di cui all'art. 479 c.p., comma 2, anche qualora l'artificio non sia idoneo a neutralizzare la perentorietà di un termine, essendo sufficiente la cosciente e volontaria rappresentazione della realtà difforme dal vero. L'utilizzabilità delle dichiarazioni confessorie rese dall'imputato in sede di audizione informale disposta dall'amministrazione di appartenenza non è esclusa dall'art. 220 disp. att. c.p.p., qualora tale audizione non si inquadri in una specifica attività di indagine o vigilanza amministrativa, ma sia finalizzata a comprendere le ragioni di un mero disguido segnalato da un ente terzo. Ai fini della valutazione della pena, il giudice di merito gode di ampio potere discrezionale nel bilanciamento delle circostanze, censurabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o arbitrarietà.