Il divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici per la fornitura di beni e servizi, sancito dall'art. 6 della legge n. 537/1993 come sostituito dall'art. 44 della legge n. 724/1994, comporta la cessazione di qualsiasi clausola di proroga tacita contenuta in convenzioni di concessione di pubblici servizi, anche se originariamente prevista. Pertanto, in assenza di una proroga espressa e conforme alla normativa, il rapporto concessorio si intende cessato alla scadenza originaria, senza che possa trovare applicazione il regime di maggior favore previsto dall'art. 34, comma 22, del d.l. n. 179/2012 per gli affidamenti diretti in essere al 1° ottobre 2003. Ciò nonostante, l'amministrazione non può disporre unilateralmente la rimodulazione delle condizioni economiche del servizio, in assenza di un valido rapporto concessorio in essere, in quanto tale potere presuppone la sussistenza di un affidamento giuridicamente efficace. L'esercizio di tale potere in assenza del suo necessario presupposto determina un vizio di eccesso di potere per difetto dei presupposti.