Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35360 del 22 agosto 2013

ECLI:IT:CASS:2013:35360PEN

Massima

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Il reato di minaccia sussiste quando la condotta dell'agente, anche attraverso espressioni indeterminate, sia idonea a limitare la libertà psichica della vittima, prospettandole il pericolo di un male ingiusto, senza che sia necessario il concreto verificarsi di uno stato di intimidazione, essendo sufficiente l'attitudine della condotta a suscitare timore nell'offeso. La parte civile può proporre appello avverso la sentenza di proscioglimento dell'imputato solo agli effetti della responsabilità civile, mentre il giudice di appello non può riformare in peius la sentenza impugnata in assenza di impugnazione del pubblico ministero. La mancata acquisizione di documentazione difensiva non determina necessariamente l'invalidità della sentenza, se la motivazione è comunque adeguata e logica nell'accertamento della responsabilità penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. SABEONE G. - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 205/2010 TRIBUNALE di LIVORNO, del 16/12/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/07/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SABEONE GERARDO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. MURA Antonio, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. (Ndr: testo originale non comprensibile) (OMISSIS).

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