Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1810 del 16 gennaio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:1810PEN

Massima

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Il reato di diffamazione mediante comunicazione scritta indirizzata a più destinatari è configurabile anche quando le espressioni utilizzate, pur contenendo lamentele di natura civilistica, travalicano i limiti della critica lecita e sono supportate dall'elemento soggettivo del dolo. L'esimente della verità dei fatti esposti non è applicabile quando l'agente, pur ritenendo di aver subito una condotta dannosa da parte della persona offesa, agisce nella convinzione di tutelare i propri interessi senza avere la prova certa della veridicità delle circostanze denunciate. Il dolo del reato di diffamazione sussiste anche quando l'agente, pur ritenendo di aver subito un pregiudizio, non ha la certezza della fondatezza delle proprie doglianze e agisce comunque con l'intento di ledere l'altrui reputazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. CALASELICE Barba - Rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la SENTENZA del 13/07/2016 del Tribunale di Treviso in funzione di giudice di appello;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott.ssa Calaselice Barbara;
udito il Pubblico Ministero, in persone del Sostituto Procuratore generale Dott. Tocci Stefano, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

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