Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26582 del 18 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:26582PEN

Massima

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Il reato di minaccia, essendo un reato di pericolo, non richiede l'effettiva intimidazione del soggetto passivo, ma è sufficiente che la condotta sia potenzialmente idonea a incidere sulla libertà psichica della persona offesa, indipendentemente dal contesto di tensione in cui si inserisce. Pertanto, l'uso di espressioni inequivocabilmente minacciose, come "ti devo ammazzare" o "come ti prendi tuo figlio, ti taglio la testa", integra il reato di minaccia, anche qualora siano pronunciate in un clima di conflittualità tra le parti, in quanto tale contesto può anzi elevare la carica intimidatoria della condotta, specie quando finalizzata a impedire l'esercizio di un diritto, come nel caso della frequentazione del figlio minore.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazi - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CATANZARO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS)

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 35/2009 GIUDICE DI PACE di SPEZZANO ALBANESE, del 12/05/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/03/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. LAPALORCIA GRAZIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. BAGLIONE Tindari, che ha concluso p…

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