Cassazione penale Sez. I sentenza n. 16201 del 26 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:16201PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso può essere provato attraverso gravi indizi di colpevolezza, quali le risultanze di intercettazioni telefoniche ed ambientali, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di pentiti, che dimostrino il coinvolgimento dell'indagato nell'organizzazione criminale, il suo ruolo di rilievo all'interno della consorteria e la sua diretta partecipazione ad atti di violenza e intimidazione finalizzati al controllo del territorio e all'affermazione dell'egemonia mafiosa. L'aggravante di cui all'art. 7 della legge n. 203/1991 sussiste quando la condotta illecita è tenuta nel contesto di una faida tra clan contrapposti, al fine di aumentare il potere e l'influenza dell'associazione criminale di appartenenza. In tali casi, la misura cautelare della custodia in carcere è presuntivamente adeguata, salvo che l'indagato non dimostri la completa insussistenza di esigenze cautelari a suo carico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. S - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) TR. VI. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 334/2009 TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA, del 14/05/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

sentite le conclusioni del PG Dott. Fraticelli Mario, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

con ordinanza del 14.5.09, il Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato l'istanza di riesame, prop…

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