Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8910 del 7 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:8910PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in ragione delle sue funzioni, si appropria indebitamente di denaro o altri beni di cui abbia il possesso, commette il reato di peculato. Tale condotta è punita penalmente, in quanto viola i doveri di fedeltà e correttezza che incombono sul pubblico agente nell'esercizio delle sue attribuzioni istituzionali. Il giudice di merito, nel valutare la prova, gode di ampia discrezionalità, purché la motivazione sia congrua e logica; le sue valutazioni non sono sindacabili in sede di legittimità, se non in presenza di vizi macroscopici. La condanna del pubblico ufficiale al risarcimento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende consegue all'inammissibilità del ricorso per Cassazione, qualora i motivi dedotti attengano esclusivamente alla valutazione della prova, senza denunciare vizi logici o giuridici della decisione impugnata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ca. Cl. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 19-11-09 della Corte di Appello di Torino, sez. 1 penale;

visti gli atti, la sentenza ed il procedimento;

udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. Vincenzo Rotundo;

udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dr. Salvi Giovanni, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

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