Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25465 del 24 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25465PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il reato di minaccia semplice sussiste quando le espressioni contenute in messaggi inviati alla persona offesa, pur non determinando un concreto turbamento, presentano una valenza minatoria apprezzata in modo congruo e insindacabile dai giudici di merito, senza che sia necessaria la prova di un effettivo stato di paura o allarme nella vittima. Il ricorso che si limita a reiterare doglianze già disattese in sede di merito, senza addurre nuovi e specifici motivi, è dichiarato inammissibile, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Lui - Presidente

Dott. AMATO Alfon - rel. Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giaco - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) TA. DA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 6/2008 TRIBUNALE di BIELLA, del 19/02/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/04/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALFONSO AMATO;

udito il P.G. in persona del Dott. DE SANTIS F. che ha concluso per l'inamm.ta'.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Il giudice di pace di Biella condannava …

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