Tribunale Amministrativo Regionale Lazio - Latina sentenza n. 240 del 2011

ECLI:IT:TARLT:2011:240SENT

Massima

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Il rilascio di una concessione edilizia non legittima la realizzazione di opere in difformità rispetto al titolo abilitativo, in quanto l'amministrazione comunale è tenuta a verificare la conformità delle opere eseguite alla concessione rilasciata e, in caso di accertata difformità, ha il potere-dovere di annullare il titolo edilizio e ordinare la demolizione delle opere abusive. Il principio di legalità e di buon andamento dell'azione amministrativa impongono all'ente locale di esercitare i propri poteri di vigilanza e di autotutela, al fine di garantire il rispetto della normativa urbanistica ed edilizia, a tutela dell'interesse pubblico alla corretta e legittima trasformazione del territorio. L'annullamento della concessione edilizia e l'ordine di demolizione delle opere realizzate in difformità rappresentano, pertanto, un doveroso esercizio del potere di vigilanza e di autotutela dell'amministrazione comunale, volto a ripristinare la legalità violata, senza che ciò possa essere considerato un ingiustificato sacrificio del legittimo affidamento del privato, il quale è tenuto a conformarsi alle prescrizioni del titolo abilitativo ottenuto. Infatti, il principio di buona fede non può giustificare la realizzazione di opere in violazione della normativa urbanistica ed edilizia, in quanto il privato è onerato di verificare la conformità del proprio progetto alla concessione rilasciata e non può invocare l'affidamento incolpevole sulla legittimità del titolo edilizio, qualora le opere realizzate risultino difformi. L'esercizio del potere di autotutela da parte dell'amministrazione comunale non è, pertanto, precluso dalla circostanza che il privato abbia realizzato le opere in buona fede e sulla base di un titolo abilitativo formalmente regolare, atteso che l'interesse pubblico alla corretta e legittima trasformazione del territorio prevale sull'interesse del privato a mantenere le opere abusive. Inoltre, l'annullamento della concessione edilizia e l'ordine di demolizione non possono essere considerati una sanzione sproporzionata rispetto all'entità della violazione, in quanto rappresentano il necessario rimedio per ripristinare la legalità violata e per evitare che opere realizzate in difformità possano permanere sul territorio, in contrasto con la pianificazione urbanistica e con gli interessi pubblici tutelati dalla normativa edilizia. Pertanto, l'amministrazione comunale, nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza e di autotutela, è legittimata ad annullare la concessione edilizia e a ordinare la demolizione delle opere realizzate in difformità, senza che ciò possa essere considerato una violazione del legittimo affidamento del privato o una sanzione sproporzionata.

Sentenza completa

N. 00378/2002
REG.RIC.

N. 00240/2011 REG.PROV.COLL.

N. 00378/2002 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

sezione staccata di Latina (Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 378 del 2002, proposto da:
Piccolino Raffaele, rappresentato e difeso dagli avvocati Giuseppe Monarca, Rossana Ariganello, con domicilio eletto presso la Segreteria del Tar Lazio Sez. Latina;

contro

Comune di Spigno Saturnia, in persona del Sindaco p. t., rappresentato e difeso dall'avv. Vittorio Signore, con domicilio eletto in Latina, presso la Segreteria del Tar Lazio Sez. Latina;

per l'annullamento, previa sospensiva,

dell’ordinanza n. 125/2001, notificata il 23.1.2002, resa dal Responsabile dell’U.T.C. del Comune di Spigno Saturnia, con cui veniva disp…

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