Cassazione penale Sez. I sentenza n. 19323 del 7 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19323PEN

Massima

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Il sequestro di persona realizzato mediante violenza e minacce, con l'obiettivo di conseguire un ingiusto profitto, integra il reato di cui all'art. 630 c.p., anche quando commesso da un numero limitato di soggetti e in danno di più persone presenti sul luogo del fatto. La responsabilità concorsuale di colui che, pur non essendo presente al momento del "litigio" tra i principali autori del reato, abbia comunque rafforzato il proposito criminoso con il suo contributo, può essere configurata sulla base di un giudizio di attendibilità e rilevanza delle dichiarazioni rese dalle persone offese, salvi gli approfondimenti del giudizio di merito. In tali ipotesi, sussiste la presunzione relativa di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, in assenza di elementi che consentano di ritenere l'insussistenza delle esigenze cautelari, desumibili dalla gravità del fatto e dalla spiccata spregiudicatezza dei partecipanti all'impresa criminosa, senza che rilevi il ruolo marginale o secondario eventualmente svolto da uno dei concorrenti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. BIANCHI Michele - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

Dott. RENOLDI Car - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Milano in data 12/7/2017;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ((omissis));
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso;
udito, per l'indagato, l'avv. (OMISSIS), il …

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