Il provvedimento di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) per la gestione di una discarica di rifiuti non pericolosi è illegittimo qualora non risulti espressamente inclusa nel progetto originariamente autorizzato l'area corrispondente a una determinata particella catastale, la cui destinazione urbanistica non risulta essere stata previamente modificata. L'autorizzazione integrata ambientale, in quanto provvedimento che semplifica il regime autorizzatorio, deve contenere in modo chiaro ed esplicito tutti gli elementi essenziali del progetto, senza poter far riferimento in modo generico ad atti allegati, pena la violazione dei principi di chiarezza e determinatezza dell'atto amministrativo. Inoltre, il rinnovo dell'AIA, qualora richiesto dopo l'entrata in vigore della nuova disciplina di cui al d.lgs. n. 46/2014, deve essere esaminato e rilasciato nel rispetto della normativa sopravvenuta, la quale prevede, tra l'altro, il divieto di localizzare impianti di gestione dei rifiuti a distanza inferiore a 3 chilometri dal perimetro del centro abitato. Infine, l'errata indicazione dei codici europei dei rifiuti (CER) nel provvedimento di rinnovo dell'AIA integra un ulteriore vizio di legittimità dell'atto.