Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza ai fini dell'emissione di una misura cautelare personale, è tenuto a compiere un'attenta e logica analisi critica degli elementi probatori acquisiti, coordinandoli in un organico quadro interpretativo che consenta di attribuire agli stessi il requisito della gravità, nel senso che essi siano ritenuti conducenti, con un elevato grado di probabilità, rispetto al tema di indagine concernente la responsabilità dell'indagato. Tale valutazione, che verte sul grado di inferenza degli indizi e sulla loro attitudine dimostrativa in termini di qualificata probabilità di colpevolezza, ancorché non di certezza, deve essere adeguatamente motivata e superare il vaglio di legittimità demandato alla Corte di Cassazione, il cui sindacato è limitato alla verifica del rispetto delle regole della logica e della conformità ai canoni legali che presiedono all'apprezzamento dei gravi indizi di colpevolezza, senza poter attingere l'intrinseca consistenza delle valutazioni riservate al giudice di merito. Inoltre, nell'ambito del procedimento di riesame di una misura cautelare personale, la domanda dell'indagato volta ad ottenere la scarcerazione per omesso espletamento dell'interrogatorio, nel rispetto dei termini di legge, da parte del giudice cui gli atti erano stati trasmessi per competenza territoriale, deve essere avanzata al giudice procedente, con conseguente possibilità di appello ex art. 310 c.p.p. in caso di rigetto dell'istanza, non potendo essere prospettata nell'ambito del giudizio di riesame, il cui oggetto è limitato all'analisi dei vizi dell'ordinanza cautelare cristallizzati al momento della sua emissione ed esecuzione e non causati da eventi successivi a tale momento.