Il vizio parziale di mente, riconosciuto ai sensi dell'art. 89 c.p., pur incidendo sulla capacità di intendere e di volere dell'imputato al momento del fatto, non esclude la sua responsabilità penale, ma comporta una diminuzione della pena, con applicazione di misure di sicurezza personali a pena espiata, qualora sia accertata la pericolosità sociale. Tuttavia, la valutazione della condotta tenuta dall'imputato nei confronti di una delle persone offese, non diretta a ledere organi vitali e priva di elementi univoci di intenzionalità omicidiaria, impone una riqualificazione giuridica del fatto, da tentato omicidio a diversa fattispecie di reato, con conseguente rideterminazione della pena base. Inoltre, il giudice di merito, nel valutare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, deve tenere conto della condizione patologica dell'imputato, pur già assorbita nell'applicazione dell'art. 89 c.p., al fine di una più equa commisurazione della pena complessiva.