Cassazione penale Sez. I sentenza n. 26524 del 24 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:26524PEN

Massima

Generata da Simpliciter
L'aggravante della premeditazione richiede la dimostrazione di un apprezzabile intervallo temporale tra l'insorgenza del proposito criminoso e la sua attuazione, tale da consentire una ponderata riflessione sulla decisione presa e sull'opportunità del recesso, nonché della natura ferma e irrevocabile della risoluzione criminosa, che deve perdurare senza soluzioni di continuità nell'animo dell'agente fino alla commissione del reato. Tali elementi devono essere adeguatamente motivati dal giudice di merito, non essendo sufficiente il mero riferimento alle modalità esecutive del fatto o alla consuetudine dell'imputato di portare armi. L'aggravante di cui all'art. 7 della L. n. 203 del 1991 (c.d. "metodo mafioso") richiede la dimostrazione che il delitto sia stato commesso con l'intento di agevolare l'attività di un'associazione mafiosa e con modalità tipiche della criminalità organizzata, non essendo sufficiente la mera appartenenza dell'imputato a un sodalizio mafioso o il perseguimento di finalità personali. La motivazione deve evidenziare in modo logico e coerente tali elementi, non potendo desumerli esclusivamente dalle caratteristiche soggettive dell'agente. L'aggravante dei motivi abietti presuppone che l'azione criminosa sia stata determinata da uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l'azione criminosa, tanto da potersi considerare, più che una causa determinante dell'evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale. Il giudice deve motivare adeguatamente in ordine alla sussistenza di tali presupposti nel caso concreto. Nella determinazione della pena, il giudice deve fare riferimento ai criteri di cui all'art. 133 c.p., senza operare automatismi o calcoli proporzionali rispetto a pene già inflitte per altri reati, e deve valutare correttamente il rapporto tra aggravanti e attenuanti, evitando duplicazioni o contraddizioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. SANDRINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. il (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 4/2014 emessa dalla CORTE ASSISE DI APPELLO DI LECCE in data 27/10/2014;
udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ESPOSITO Aldo;
udite le conclusioni del Procuratore generale, in persona del Dott. GALLI Massimo, che chiedeva dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
udito per il ricorrente l'avv. (OMISSIS), che chiedeva l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 27/10/2014 la Corte di ass…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.