Costituisce violenza privata qualsiasi comportamento idoneo a privare coattivamente l'altro della libertà di determinazione e di azione, ponendolo nella condizione di rinunciare a detta libertà ovvero di affrontare il rischio per l'incolumità personale propria o di altri, ivi compreso lo stesso autore della condotta incriminata. Tale principio si applica anche al caso in cui l'agente, attraverso l'intenzionale collocazione di un veicolo in modo da impedire il movimento di un altro veicolo, costringa gli occupanti di quest'ultimo a effettuare una manovra di retromarcia per imboccare un'altra strada. La violenza privata sussiste a prescindere dalla sussistenza di un danno effettivo, essendo sufficiente che la condotta dell'agente abbia determinato una limitazione della libertà di movimento e di azione della vittima, costringendola a subire una costrizione o a fronteggiare un rischio per la propria incolumità. Il reato di violenza privata, pertanto, si configura anche quando l'agente, attraverso l'utilizzo del proprio veicolo, impedisca la libera circolazione di un altro veicolo, costringendone gli occupanti a modificare il proprio itinerario.