Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12627 del 25 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:12627PEN

Massima

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Il comportamento persecutorio, per integrare il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.), deve essere connotato da una condotta reiterata e grave, tale da ingenerare nella vittima uno stato di ansia e di fondato timore per la propria incolumità, accertato sulla base di elementi oggettivi e non solo della mera percezione soggettiva della persona offesa. La mera trasmissione di numerosi messaggi telematici, pur se pressante, non è sufficiente a configurare il reato in assenza di altri comportamenti idonei a cagionare il concreto pericolo per l'integrità fisica o psichica della vittima, tenuto conto anche delle reazioni e delle iniziative assunte dalla stessa persona offesa per far cessare le condotte persecutorie. Il giudice, nel valutare la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, deve considerare il complesso delle circostanze fattuali, senza limitarsi a una valutazione parcellizzata delle singole condotte, e dare adeguata motivazione in ordine all'assenza dei presupposti richiesti dalla norma incriminatrice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. GORJAN Serg - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G. - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
nei confronti di:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 1956/2014 CORTE APPELLO di BOLOGNA, del 27/11/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/12/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GORJAN SERGIO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ORSI Luigi che ha concluso per l'inammissibilita'.
Udito per la parte civile l'Avv. (OMISSIS) del foro di Roma che ha concluso per l…

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