Il decorso del termine di novanta giorni previsto per la decisione sul ricorso gerarchico non determina l'estinzione del potere dell'amministrazione di pronunciarsi, ma attribuisce al soggetto interessato la facoltà di proporre ricorso giurisdizionale o straordinario avverso l'atto originario nei rispettivi termini di decadenza, ovvero di proporre ricorso giurisdizionale avverso il silenzio-rigetto, ovvero ancora di attendere, ai fini della eventuale impugnativa, la decisione tardiva dell'amministrazione. Pertanto, una volta maturato il silenzio-rigetto, l'interessato è onerato a proporre rituale impugnazione (mediante ricorso giurisdizionale ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato) nei termini di decadenza di cui all'art. 29 c.p.a., a pena di decadenza. Il mancato rispetto di tali termini comporta il definitivo consolidamento del provvedimento contestato, non essendo sufficiente a rimettere in termini il ricorrente la mera comunicazione informativa dell'amministrazione circa la maturazione del silenzio-rigetto.