Il sequestro preventivo di beni ai sensi dell'art. 321, comma 2, c.p.p. e dell'art. 12-sexies del d.l. n. 306/1992 può essere disposto anche nei confronti di terzi estranei al reato, qualora sussistano sufficienti elementi per ritenere che i beni sequestrati siano il frutto, il prodotto o il reimpiego di attività illecite, ovvero che costituiscano il prezzo del reato, a prescindere dalla titolarità formale degli stessi. Tuttavia, il terzo interessato può ottenere la revoca del sequestro dimostrando la legittima provenienza dei beni, anche attraverso la produzione di documentazione idonea a provare l'estraneità del titolare al contesto criminale di riferimento e l'autonoma acquisizione dei beni con risorse economiche di lecita provenienza. In tali ipotesi, il giudice è tenuto a valutare specificamente le deduzioni difensive e la documentazione prodotta, senza poter fondare il mantenimento del sequestro esclusivamente sul rapporto di coniugio o di prossimità con il soggetto indiziato, ove non vi siano ulteriori elementi che giustifichino il fumus commissi delicti.