Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15100 del 13 aprile 2011

ECLI:IT:CASS:2011:15100PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'agente, con dolo generico, attribuisce falsamente ad altri la commissione di un reato, essendo sufficiente l'idoneità della condotta a generare un'infondata attività di accertamento, a prescindere dalla presentazione di una denuncia formale. Pertanto, le dichiarazioni ripetute e chiare dell'imputato, rese dinanzi a soggetti obbligati a riferire all'autorità giudiziaria, che attribuiscono falsamente la commissione di reati a carico di un terzo, integrano gli elementi costitutivi del reato di calunnia, senza che possa essere esclusa la sussistenza del dolo per il solo fatto che tali dichiarazioni siano state rese in uno stato di ira o prostrazione per i danni subiti. Il giudice, nel valutare la prova ai fini del proscioglimento, deve pertanto verificare la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato, senza poter fondare la decisione su una mera ipotetica chiave di lettura della condotta come "mero sfogo", in assenza di adeguata motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - rel. Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto;

avverso la sentenza dei 26/10/2010 del Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Spoleto;

emessa nei confronti di:

An. Va. , nato a (OMESSO);

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procurator…

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