Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10752 del 14 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:10752PEN

Massima

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Il reato di falso ideologico commesso mediante l'utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o documenti falsi, costituenti elementi essenziali per la configurazione del delitto di indebita percezione di erogazioni pubbliche di cui all'art. 316-ter c.p., è assorbito in quest'ultima fattispecie, anche quando la somma indebitamente percepita o non pagata dal privato non superi la soglia minima di erogazione prevista per la violazione amministrativa di cui al comma 2 dello stesso articolo. Ciò in quanto il reato di cui all'art. 316-ter c.p. si configura come fattispecie complessa che contiene tutti gli elementi costitutivi del reato di falso ideologico, a prescindere dalla diversità del bene giuridico tutelato dalle due norme, essendo in ogni reato complesso ravvisabile una pluralità di beni giuridici protetti. L'assorbimento del falso ideologico nel delitto di cui all'art. 316-ter c.p. si realizza anche quando la somma indebitamente percepita o non pagata dal privato, non superando la soglia minima dell'erogazione, integri la mera violazione amministrativa di cui allo stesso art. 316-ter, comma 2, in quanto rientra nelle valutazioni discrezionali del legislatore la scelta della natura e qualità delle risposte sanzionatorie a condotte antigiuridiche, e quindi l'assoggettabilità dell'autore, in una determinata fattispecie, a sanzioni amministrative, pure se frammenti di queste condotte, ove non sussistesse la fattispecie complessa, sarebbero sanzionabili con autonomo titolo di reato. Pertanto, la produzione all'ente erogatore di una falsa autocertificazione finalizzata a conseguire indebitamente contributi previdenziali integra il reato di cui all'art. 316-ter c.p., e non quello di truffa aggravata, qualora l'ente assistenziale non sia stato indotto in errore, in quanto chiamato solo a prendere atto dell'esistenza dei requisiti autocertificati e non a compiere una autonoma attività di accertamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. CATENA R. - rel. Consigliere

Dott. SCARLINI E. - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G. - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinan - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 9/10/2014 della Corte di Appello di Catania;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere dott.ssa ROSSELLA Catena;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. DELEHAYE Enrico, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza impugnata la Corte di App…

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