Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Le norme che disciplinano l'esecuzione delle pene detentive e le misure alternative alla detenzione non hanno carattere di norme penali sostanziali, ma attengono all'esecuzione della pena. Pertanto, in assenza di una disciplina transitoria, ad esse si applica il principio "tempus regit actum", secondo il quale la legge applicabile è quella vigente al momento della decisione, e non il principio di irretroattività della legge penale più favorevole. Ciò vale anche per le disposizioni introdotte da un decreto-legge non recepite nella legge di conversione, le quali non hanno efficacia ultrattiva. Inoltre, la scelta legislativa di introdurre una disciplina speciale e temporanea, come quella prevista dalla Legge n. 10 del 2014, che esclude determinati condannati da benefici penitenziari più favorevoli, non può essere censurata sulla base dei principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza, in quanto risponde a pressanti esigenze collegate alla situazione carceraria del Paese e a indicazioni della comunità europea.