Il pubblico ufficiale incaricato di redigere atti pubblici, quali verbali di collaudo o biglietti di ingresso di materiali, non può attestare fatti di cui non abbia avuto diretta percezione, come le date di inizio e fine dei lavori o l'effettiva introduzione dei materiali, se non ha partecipato al controllo e alla verifica di tali attività. Pertanto, la falsa attestazione di tali elementi da parte del pubblico ufficiale, pur se compiuta nell'esercizio delle sue funzioni, integra il reato di falso ideologico in atto pubblico, in quanto l'atto non rispecchia la realtà dei fatti. Tuttavia, qualora il pubblico ufficiale sia legittimamente escluso dal controllo diretto delle lavorazioni da collaudare, come nel caso dei componenti di una commissione di collaudo nominati ai sensi del D.P.R. n. 1077/1976, art. 77, la loro attestazione circa le date di inizio e fine dei lavori non può assumere valore probatorio ai fini della configurabilità del reato di falso, in quanto tali elementi esulano dalle loro specifiche competenze e possibilità di verifica. In tali ipotesi, pertanto, la falsa indicazione di tali date non integra il reato di falso ideologico in atto pubblico.