Cassazione penale Sez. V sentenza n. 31133 del 28 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:31133PEN

Massima

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Il tentativo di furto si configura quando l'agente pone in essere azioni inequivocabilmente dirette all'impossessamento di un bene altrui, anche se il reato non si perfeziona per cause indipendenti dalla sua volontà. La desistenza volontaria, che esclude la punibilità, ricorre solo quando l'agente abbandona spontaneamente l'azione criminosa, mentre non sussiste quando l'interruzione dell'azione è dovuta alla reazione della vittima o di terzi. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione della prova, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di errori logici o di manifesta illogicità della motivazione, senza poter procedere a una nuova valutazione del fatto. Il riconoscimento dell'autore del reato da parte di testimoni oculari e la convergenza delle dichiarazioni della persona offesa costituiscono elementi probatori idonei a fondare la responsabilità penale dell'imputato per il tentativo di furto, anche in assenza di una confessione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SANDRELLI Giangiacomo - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) VE. MA. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 20/09/2006 CORTE APPELLO di TRIESTE;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. CARROZZA ARTURO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. MURA Antonio, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1.- La Corte di Appello di Trieste, in parzi…

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