Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha affermato il seguente principio di diritto: La variante urbanistica adottata dal Comune per introdurre disposizioni di salvaguardia territoriale ed urbanistica in attesa della redazione dei nuovi strumenti urbanistici comunali, che ha comportato lo stralcio di tutte le previsioni edificatorie del previgente piano regolatore generale non ancora attuate, rientra nella fattispecie di variante ordinaria di cui all'art. 41, commi 1 e 2, della legge regionale n. 20/2000, e non nella variante specifica di cui al comma 4-bis dello stesso articolo. Pertanto, la sua approvazione non richiede l'intervento della conferenza di pianificazione né l'esame della documentazione attinente al piano strutturale comunale in via di predisposizione, essendo sufficiente il parere non vincolante dell'ente di livello superiore, in applicazione dell'art. 15, comma 4, lettera c), della legge regionale n. 47/1978. Tale procedura è conforme ai principi di sussidiarietà verticale e di autonomia riconosciuti ai Comuni nel governo del proprio territorio, non risultando in contrasto con la Costituzione. Inoltre, la scelta del Comune di stralciare le previsioni edificatorie non ancora attuate, al fine di preservare il territorio da ulteriore consumo di suolo in attesa della redazione dei nuovi strumenti urbanistici, rientra nell'ampia discrezionalità riconosciuta all'amministrazione in materia di pianificazione urbanistica, non risultando manifestamente illogica o irragionevole, anche alla luce della motivazione fornita in merito all'assenza di concreto interesse dei privati proprietari all'attuazione del previgente piano per insediamenti produttivi.