Il concorso nel reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina può essere configurato anche nei confronti di soggetti che, pur non essendo organizzatori del trasporto illegale, abbiano comunque svolto un ruolo attivo e consapevole di cooperazione nella conduzione dell'imbarcazione utilizzata per il trasporto, in quanto tale condotta, anche se non finalizzata specificamente all'ingresso illegale degli stranieri, integra comunque un contributo causale alla realizzazione del reato. La gravità indiziaria e le esigenze cautelari, tali da giustificare l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, possono essere desumibili dalle dichiarazioni rese spontaneamente dai migranti trasportati, in quanto aventi natura testimoniale e non configurandosi nei loro confronti il reato di ingresso illegale, nonché dagli altri elementi di prova raccolti, senza che assumano rilievo eventuali sospetti di discriminazione razziale o di mera occasionalità del ruolo svolto dagli indagati. La presunzione di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, prevista per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, può essere superata solo in presenza di elementi concreti idonei a dimostrare l'inadeguatezza di tale misura rispetto alle esigenze cautelari, non essendo sufficiente la mera deduzione che gli indagati non avrebbero potuto reiterare il reato in quanto il loro obiettivo era quello di raggiungere l'Italia.