Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso il diniego di permesso di costruire per la realizzazione di un manufatto ad uso agricolo, ha affermato che la strada su cui insiste l'area di intervento, pur essendo prevista dal piano regolatore generale e realizzata a scomputo degli oneri di urbanizzazione, deve essere qualificata come strada pubblica, in quanto destinata a soddisfare esigenze di viabilità collettiva e non solo di singoli residenti. Di conseguenza, la disciplina applicabile in materia di distanze dalle strade è quella contenuta nell'art. 26 del Regolamento di esecuzione e attuazione del Codice della Strada, il quale prevede una distanza minima di 20 metri per le strade di tipo F, come quella in questione, salvo che non si tratti di "strade vicinali" definite dall'art. 3, comma 1, n. 52 del Codice. Poiché la strada in esame non rientra in tale ultima categoria, essendo posta al servizio di un quartiere urbano, il Tribunale ha ritenuto legittimo il diniego opposto dal Comune per mancato rispetto della distanza minima di 20 metri, a prescindere dalla questione interpretativa relativa all'applicabilità del D.M. 1404/1968 richiamato dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore.