Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6206 del 7 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:6206PEN

Massima

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Il delitto di diffamazione sussiste non solo quando l'agente comunichi direttamente a più persone una notizia lesiva della reputazione altrui, ma anche quando egli la comunichi ad una sola persona, qualora tale comunicazione sia destinata, nelle sue stesse intenzioni, ad essere riferita ad almeno un'altra persona che ne abbia conoscenza. La valutazione della deposizione di un teste, anche se non determinante ai fini della decisione, deve essere logicamente motivata dalla Corte territoriale, senza che ciò infici la complessiva logicità del ragionamento espresso nella sentenza. Il delitto di diffamazione, pertanto, può ritenersi integrato anche quando le espressioni lesive della reputazione altrui siano state pronunciate alla presenza di una sola persona, qualora tale comunicazione fosse destinata, secondo l'intenzione dell'agente, ad essere riferita ad altri soggetti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 56/2009 TRIBUNALE di GENOVA, del 23/03/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 04/12/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Scardaccione Vittorio Eduardo, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. (Ndr.: testo originale non comprensibile).

RITENUTO IN FATTO

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