Il Comune, pur avendo occupato legittimamente un'area di proprietà privata per la realizzazione di un'opera pubblica, è tenuto alla restituzione della stessa ai legittimi proprietari, previa demolizione delle opere realizzate, qualora non abbia portato a compimento la procedura espropriativa. L'irreversibile trasformazione del fondo non costituisce di per sé ostacolo all'accoglimento della domanda restitutoria, essendo l'amministrazione obbligata a far venir meno l'occupazione sine titulo e a ripristinare la situazione di fatto a quella di diritto, attraverso la demolizione delle opere o l'attivazione del procedimento di acquisizione ex art. 42-bis del Testo Unico sull'Espropriazione per Pubblica Utilità. Ai proprietari spetta il risarcimento del danno per il periodo di occupazione illegittima, da quantificarsi in misura analoga a quella prevista dall'art. 42-bis citato, oltre agli interessi legali. Parimenti, è dovuta l'indennità di occupazione temporanea per il periodo di occupazione legittima, da determinarsi secondo i parametri normativi vigenti all'epoca. La giurisdizione sulla domanda risarcitoria relativa all'occupazione legittima spetta al giudice amministrativo, in applicazione del principio di concentrazione delle tutele connesse all'occupazione del fondo.