Il pubblico ufficiale incaricato di svolgere attività di controllo e prevenzione di reati, che abusi dei propri poteri e della propria posizione per commettere arbitrarie privazioni della libertà personale, lesioni personali, favoreggiamento della prostituzione e rivelazione di segreti d'ufficio, al fine di procurare indebiti vantaggi a sé o a terzi, integra gravi violazioni dei doveri d'ufficio e dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, configurando fattispecie di reato per le quali sussistono esigenze cautelari di prevenzione della reiterazione del reato e di tutela dell'integrità delle prove. In tali casi, il giudice può disporre la misura cautelare della custodia in carcere, anche in assenza di una specifica richiesta del pubblico ministero, in ragione della gravità degli indizi di colpevolezza e del concreto pericolo di reiterazione dei reati, desumibili dalle risultanze probatorie, in particolare dalle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni delle persone offese, che risultano coerenti e compatibili nella ricostruzione degli episodi contestati.